Noi e i familii sognatori…

Scritto da: on Giugno 1st, 2007

Fra vent’ anni sarai  più amareggiato per tutte le cose che non hai fatto rispetto a  quelle che  hai fatto.

Quindi libera gli ormeggi. Esci dal porto sicuro. Cattura nelle vele il vento favorevole. Esplorare. Sognare. Scoprire.

Mark Twain

Porta itineris dicitur longissima esse

Questo detto latino penso sia verissimo… spesso la parte più lunga di un viaggio è la porta.

Quando racconto il nostro progetto a qualcuno spesso mi rispondono che ci vuole coraggio a solcare gli oceani in barca, da soli, ma credo profondamente che il rischio non sia maggiore di quello che corriamo percorrendo migliaia di chilometri in auto, per non parlare della delinquenza, del terrorismo e perchè no delle malattie da inquinamento e stress: i coraggiosi siete voi a restare!

Ma in realtà coraggio ce ne vuole molto non per solcare gli oceani su una meravigliosa Isola Bianca di ferro ma per mollare tutto… tutto ciò che bene o male abbiamo costruito, per cui abbiamo sudato e lottato, in pratica abbandonare quello che siamo e diventare qualcosa d’altro che non conosciamo!

Ci ho pensato tante volte e all’ inizio avevo momenti in cui mi spaventava… ho dovuto razionalizzare il sogno!

Perchè nasce l’esigenza di partire?

Quando ho iniziato a sciare da piccolo la mia prima preoccupazione è stata stare in equilibrio… scivolavo sulla neve ma la mia unica preoccupazione era stare in piedi.. non guardavo nulla oltre la punta dei miei sci e avrei potuto essere a Cortina o sulla montagnola del parco… in quel momento era la stessa cosa.

A mano a mano che imparavo mi piaceva sciare in compagnia ed un bel giorno il mio maestro mi disse di smettere di guardare la punta dei miei sci ma alzare lo sguardo in modo da anticipare le cunette ed evitare i pericoli… solo allora mi sono sentito sicuro e ho cominciato a godere di ciò che mi stava intorno.

Forse lo sguardo ho cominciato ad alzarlo quando è morto mio padre: ad un mese dalla pensione!

Sino ad allora guardavo la punta dei miei sci… la scuola, il liceo, la laurea poi lavoro… ma se alzavo lo sguardo?

Davanti una lotta per la carriera, per il guadagno, tanti problemi e preoccupazioni, forse una famiglia (non il matrimonio… quello ho smesso molto prima di crederci!), certo anche soddisfazioni, gratificazioni ma a grande prezzo… beh, questa pista che vedevo non mi piaceva più!

E’ iniziato come un piccolo germe, mi sono cominciato a chiedere se ero sicuro che quella fosse l’unica via per spendere la propria vita o semplicemente quello che la nostra società ci addestra a credere fin da piccoli… oggi sono certo che ci siano alternative e che si debba dedicare almeno una parte della nostra vita (che non sia la pensione a 70 anni!) a ritrovare noi stessi, tornare padroni della nostra vita facendo ciò che amiamo con le persone che amiamo, utopia?

Credo che nascondersi dietro la parola utopia sia la scusa per non lottare per realizzare il sogno in cui si crede.

Alessandro

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